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Cos’è la vulvodinia?

2024-12-12 13:42

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Cos’è la vulvodinia?

La vulvodinia è una malattia ginecologica frequente, che interessa il 10-15% delle donne tra i 20 e i 40 anni.E’ caratterizzata dalla presenza, da olt

La vulvodinia è una malattia ginecologica frequente, che interessa il 10-15% delle donne tra i 20 e i 40 anni.

E’ caratterizzata dalla presenza, da oltre  tre mesi, a carico della vulva e/o del vestibolo vulvare (zona posta tra le  piccole labbra), di bruciore, dolore e dispareunia (rapporti sessuali dolorosi), in assenza di alterazioni visibili o di specifici disturbi neurologici.

La vulvodinia viene  spesso chiamata anche “malattia invisibile” in quanto si manifesta senza causa apparente ed ancora oggi è spesso misconosciuta o sottovalutata. Questo spiega il ritardo di circa 4 anni nella diagnosi e nel trattamento, o addirittura l’assenza della diagnosi  (39,1%) e del trattamento adeguato (39,6%).

 

 

♦ Quante sono le forme di vulvodinia?

Sulla base della zona interessata dalla sintomatologia dolorosa distinguiamo due forme di vulvodinia:

 

Vestibolo vulvare da Lamilli 

 ♦ Generalizzata, in cui viene riferito un dolore diffuso a tutta la vulva in assenza di chiari segni patologici rilevabili con l’esame ginecologico.

 ♦ Localizzata detta anche vestibolodinia, in cui il dolore è localizzato al vestibolo vulvare che risulta arrossato e dolente al toccamento e/o alla penetrazione vaginale. La vulvodinia localizzata è la forma più frequente, rappresentando circa l’80% dei casi di vulvodinia.

Sulla base della modalità d’insorgenza del dolore distinguiamo due forme di vulvodinia:

 ♦ Spontanea quando il dolore insorge spontaneamente.

 ♦ Provocata quando il dolore si scatena in seguito ad un contatto fisico, come avviene durante il coito, o quando si indossano l’assorbente o indumenti troppo stretti o quando si accavallano le gambe o si va in bicicletta. Spesso le due forme, spontanea e provocata, coesistono.

Sulla base all’epoca d’insorgenza del dolore distinguiamo due forme di vulvodinia:

 ♦ Primaria se insorge in età adolescenziale, di solito al primo uso degli assorbenti o al primo rapporto sessuale.

 ♦ Secondaria se insorge a distanza di tempo dai primi rapporti.

 

 

♦ Quali sono i sintomi della Vulvodinia?

I sintomi sono simili a quelli di una vulvo-vaginite, dolore, bruciore, prurito, perdite vaginali, arrossamento e  gonfiore, disturbi minzionali, sensazioni simili a punture di spillo, piccole  abrasioni, ragadi,  dolore nei rapporti sessuali, dolore pelvico cronico. Nei casi più gravi le donne non riescono a stare sedute e a camminare. I sintomi non sono costanti, si modificano nell’arco dell’intera giornata  in base all’attività svolta e nelle diverse fasi del ciclo mestruale in relazione alle variazioni ormonali.

 

 

♦ Esistono fattori predisponenti?

Si. La vulvodinia può essere scatenata da un processo infiammatorio vulvare che insorge in alcune donne particolarmente sensibili che vivono una condizione di disagio psichico o un forte stato di stress, sono geneticamente predisposte e possiedono un’eccessiva sensibilità agli stimoli algici.

 

♦ Quali sono i fattori scatenanti?

Numerosi possono essere i fattori scatenanti che provocano l’insorgenza dei  processi infiammatori, l’iper-attivazione dei mastociti e l’alterazione della percezione del dolore, considerati i principali fattori responsabili dell’insorgenza della vulvodinia. È necessaria  però un’ elevata e/o prolungata esposizione ai  fattori  scatenanti per avere un’intensa risposta infiammatoria e l’iper-attivazione del mastocita.

I possibili fattori scatenanti sono:  vulvo-vaginiti ricorrenti,  in particolar modo se sostenute da candida, cistiti ricorrenti, colon irritabile e alterazioni del microbiota, carenza estrogenica con atrofia della mucosa, ripetuti traumatismi locali, intensa attività fisica, uso costante di indumenti troppo stretti, lesioni del nervo pudendo.

 

 

♦ Quali sono i meccanismi patogenetici?

Tre sono i principali meccanismi  patogenetici della vulvodinia: iper-reattività del mastocita,  alterazioni dei meccanismi di percezione del dolore e ipertono del pavimento pelvico.

Iper- reattività del mastocita. Il mastocita è una cellula immunitaria che se attivata libera microgranuli contenenti eparina e istamina e altre sostanze, quali l’ossido di azoto (NO), interleuchine e citochine che stimolano il processo infiammatorio. Inoltre i mastociti sono responsabili anche dell’attivazione del Nerve Growth Factor (NGF, fattore di crescita nervoso) che promuove la proliferazione delle terminazioni nervose deputate alla percezione del dolore.

Alterazioni dei meccanismi di percezione del dolore. Le donne affette da vulvodinia presentano un’alterazione dei meccanismi di genesi e di percezione del dolore, ad esempio uno stimolo tattile può essere percepito  come uno stimolo puntorio (disestesia) o come una  sensazione dolorosa (allodinia) o intensamente dolorosa (iperestesia). Queste alterazioni della sensibilità sono riconducibili a cause periferiche e centrali.

Perifericamente a livello vulvare si riscontra un’elevata proliferazione delle terminazioni nervose che tendono a superficializzarsi, specialmente se la mucosa è assottigliata, rendendo la nocicezione ancora più amplificata.

Centralmente a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC) si riscontra un abbassamento della soglia di percezione del dolore (sensibilizzazione centrale) e la creazione di un circuito di auto-mantenimento del dolore (dolore neuropatico).

Frequentemente queste donne oltre alla vulvodinia soffrono anche di altre forme di dolore cronico come:

 ♦ Endometriosi, dolore pelvico cronico

 ♦ Sindrome della vescica dolorosa (cistite interstiziale, cistiti ricorrenti post-coitali)

 ♦ Sindrome del colon irritabile

 ♦ Fibromialgia

 ♦ Sindrome da fatica cronica

 ♦ Emicrania

 Ipertono del pavimento pelvico. La vulvodinia può essere causata e/o aggravata dalla persistente contrattura del muscolo elevatore dell’ano.  La contrattura muscolare può essere precedente all’insorgenza della vulvodinia, ed essere causata dal vaginismo, una disfunzione sessuale che ostacola i rapporti sessuali, caratterizzata da una contrattura involontaria dei muscoli che circondano la vagina, o può essere  successiva alla comparsa della vulvodinia, rappresentando un  meccanismo di difesa al dolore scatenato dai rapporti sessuali (dispareunia).

 

♦ Come si esegue la diagnosi?

La diagnosi di vulvodinia si esegue in base al quadro clinico, escludendo la presenza di  altre patologie caratterizzate da dolore vulvare cronico come: infiammazioni (vaginiti), distrofie (lichen sclerosus), neoplasie e patologie neurologiche (traumi del pudendo). Molto importante ai fini diagnostici è lo  swab test che si esegue con un cotton fioc esercitando una pressione sulla vulva e nell’area vestibolare, intorno all’introito vaginale. Questo test permette di valutare la presenza, l’intensità e la localizzazione del dolore,  consentendo la diagnosi differenziale tra vulvodinia generalizzata e vestibolodinia.

 

♦ Come si cura la vulvodinia?

Il trattamento della vulvodinia viene sempre personalizzato in base ai fattori predisponenti, alla gravità ed alla durata dei sintomi.

A tutte le donne viene consigliato di eliminare tutti i fattori irritanti (detergenti, biancheria sintetica, assorbenti interni) e di curare attentamente le norme igieniche e l’alimentazione, si consiglia infatti una dieta a basso contenuto di zuccheri, lieviti e ossalati (spinaci, asparagi, frutta secca, fragole, cioccolatto ecc), si raccomanda di bere molta acqua e di utilizzare i probiotici.

Le terapie farmacologiche possono essere topiche o sistemiche.

Le terapie topiche sono a base di anestetici locali. Attualmente si sta sperimentando anche l’uso locale del Cannabidiolo.

Le terapie sistemiche sono realizzate  con antidepressivi  triciclici (amitriptilina) o con antidepressivi SSNRIs (es.venflaxina) o con anticonvulsivanti (gabapentina).

Associata alla terapia farmacologica è utile consigliare una  terapia psicologica e sessuologica.

In caso di ipertono muscolare è utile la riabilitazione del pavimento pelvico. Utile anche l’elettrostimolazione antalgica (TENS) nei casi in cui  il dolore  è resistente al trattamento o è di intensità elevata e nel caso di eccessivi effetti collaterali delle terapie farmacologiche.


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